Il concetto della morte per i bambini e gli adolescenti

Aspetti relativi alle diverse fasce d’età

Il concetto della morte viene percepito dal bambino in maniera diversa, a seconda dei vari stadi di sviluppo e ad eventuali differenze educative. Sebbene un bambino viva il lutto in maniera soggettiva, la comprensione della perdita di un suo caro progredisce con la sua maturità.

Gli adolescenti hanno sviluppato una maggiore e più completa percezione della morte e delle implicazioni a lungo termine di perdere qualcuno di amato, sono più perspicaci e consapevoli degli aspetti emotivi legati al lutto di quanto lo siano i bambini. Le loro reazioni nei confronti della morte saranno naturalmente intense, anche considerando il grande cambiamento dovuto alla loro fase evolutiva.

Anche se faticano a comprendere il concetto di morte, il cambiamento causa stress. I bambini così piccoli non hanno la possibilità di esprimersi a parole, ma percepiscono emotivamente la perdita. È probabile che sentano l’effetto che il lutto causa in famiglia e che possano assorbire gli stati d’animo delle persone a loro vicine. Le figure presenti nella vita del bambino assumeranno più importanza.

Gli adulti dovranno raccogliere e mantenere vivi tanti ricordi della persona scomparsa, per aiutare il bambino a non dimenticare. I risultati saranno visibili solo durante la crescita.

I bambini a questa età si ricordano dell’adulto. Il loro mondo ruota intorno alla famiglia. È ancora un mondo tendenzialmente egocentrico: “Se faccio il bravo, papà tornerà?”.

Possono fare domande concrete: “Dove è andata la nonna?”. Bisogna fornire loro risposte e descrizioni dei fatti nel modo più diretto e chiaro possibile: “Ho davvero una triste notizia da darti, la nonna è morta.” E non: “Ora dorme.” o “È andata via.”.

I bambini hanno un concetto limitato del termine “andato”, anche se possono comprendere parzialmente alcuni aspetti della morte: “Quando rivedremo papà?”.

Si può cominciare a mostrare loro differenze fra cose morte e vive: “Queste foglie sono morte?”.

Possono avere una percezione molto concreta del mondo e dei concetti per noi astratti: “Possiamo andare in Paradiso?”. Possono avere un pensiero magico: “Uno di questi giorni, per fare una sorpresa alla mamma, andrò in Paradiso a riprendere papà.”.

Si esprimono meglio attraverso il gioco, dato che il loro vocabolario è limitato. Il gioco è la loro occupazione principale, torneranno a giocare molto presto. Di solito tollerano la tristezza e il dolore fino ad un certo punto: “Perché siete tutti ancora così tristi?”. La loro comprensione delle emozioni degli altri è ancora limitata: “Perché piangono tutti?”. Le loro reazioni si manifestano soprattutto a livello fisico, per esempio: fanno pipì a letto, si ammalano, si arrabbiano, fanno capricci.

Possono sognare intensamente e avere incubi.

La separazione dal genitore rimasto o da un altro adulto di riferimento diventerà più difficile: “Non voglio andare a scuola oggi!”. Avranno più bisogno di sentirsi al sicuro e di una routine costante.

Potrebbero manifestare comportamenti simili a quelli descritti nella sezione precedente.

Hanno un concetto più maturo della morte: riconoscono un corpo esanime, sanno cosa sia una bara, un funerale, capiscono le cause della morte e la sua irreversibilità.

Sono in grado di discutere più a fondo della morte.

Possono anche nascondere meglio le proprie emozioni (il loro vero/falso “sé”).

Possono essere curiosi: “Dove sono andati?” e fare domande molto più difficili: “Perché Dio si è portato via papà?”.

Possono sentirsi spinti a crescere più velocemente e cercare di non disattendere le aspettative degli adulti.

Il gioco potrà non rappresentare più un rifugio per loro. Saranno più consapevoli delle emozioni degli altri ma potranno trovare difficile esprimere le proprie di emozioni.

Le cose che prima sembravano facili da gestire ora li preoccuperanno di più, per esempio: i mostri, il buio, le cattive notizie, il sangue.

Si potrà cominciare a coinvolgerli parlando loro del passato e del futuro.

Possono tornare ad avere comportamenti infantili, ad esempio: fare pipì a letto o fare capricci.

Spesso si potrà notare una inversione di ruolo: ad esempio potrebbero sentirsi in dovere di prendersi cura dell’adulto.

Possono avere maggiormente bisogno di una precisa routine quotidiana.

I bambini possono usare metafore per esprimere il proprio dolore.

Sarà necessario che amici, insegnanti e altri familiari siano più presenti di prima.

Tenteranno di evadere maggiormente la realtà rispetto agli adulti. I bambini non possono sopportare il dolore troppo a lungo.

Esprimeranno attraverso il corpo le proprie reazioni e la propria rabbia, per esempio: facendo i bulli, marinando la scuola, ammalandosi più di frequente.

Possono avere sogni intensi, incubi e fenomeni psichici.

I bambini hanno meno occasioni di esprimersi appieno, sono senz’altro più vulnerabili e ansiosi.

Hanno bisogno che li si comprenda, non vanno ignorati, né screditati, né bisogna considerare i loro pensieri o le loro sensazioni come sciocchezze e assurdità.

Possono manifestare comportamenti simili a quelli descritti precedentemente.

In questa fascia di età i ragazzi hanno una maggiore consapevolezza di ciò che è perso per sempre.

I giovani esprimono le proprie emozioni del lutto in maniera più diretta e completa, ricorrendo meno alle manifestazioni fisiche del disagio.

Alcuni adolescenti amano sentirsi diversi dagli altri, alcuni invece, nella stessa situazione, si sentono soli e isolati.

Percepiscono il loro mondo interiore e la loro vita in modo più ampio.

Spesso gli adulti si aspettano che maturino più in fretta.

Gli amici e la scuola rivestono un ruolo importantissimo, difatti tendono a trascorrere più tempo fuori casa.

È più difficile per loro trovare spazio per la propria sofferenza: a scuola deve essere tutto normale, agli amici non piace soffermarsi e rimuginare su cose tristi, a casa l’atmosfera spesso è pesante.

Ragazzi e ragazze dimostrano in maniera diversa la loro sofferenza a questa età.

Per gli adolescenti le cose sono ancora più complesse, visto che saranno impegnati anche nel processo del loro cambiamento fisico.

Possono immergersi e uscire dallo stato di lutto a fasi altalenanti: dimostrare, per esempio, crudezza e noncuranza o, a volte, essere iperprotettivi e incredibilmente premurosi.

I giovani tendono a essere più riservati e necessitano di un incoraggiamento speciale per condividere i loro pensieri. Il gioco e lo sport sono molto importanti, perché attraverso questi canali essi esprimono ed esternano le proprie emozioni e sensazioni.

È vitale per loro avere una base sicura. Hanno una maggiore inclinazione a misurarsi con limiti e confini.

Possono manifestare comportamenti simili a quelli descritti nelle sezioni precedenti. È possibile che si sentano combattuti fra il bambino e l’adulto che sono in loro.

Possono provare molta confusione. Generalmente l’egocentrismo prende il predominio. Tenderanno a far sembrare che per loro sia normale “andare avanti”, poiché sono molto abili a nascondere le proprie emozioni, perfino a se stessi.

Possono non aver ancora sviluppato una intelligenza emotiva, tanto da essere coinvolti in diversi pensieri, azioni ed emozioni contemporaneamente. Può essere difficile riuscire a trovare un ambito dove poter esternare il proprio dolore e le proprie paure: “Mi sento così solo e così diverso”.

I rapporti con gli amici e l’ambiente scolastico sono di vitale importanza. È possibile che rifiutino la famiglia, in quanto è proprio lì che rivivono tanti ricordi e tanto dolore; viceversa potrebbero immergersi nella vita familiare per sentirsi più sicuri e protetti.

Hanno bisogno di trovare il proprio significato esistenziale.

Possono aver bisogno di un incoraggiamento particolare per fidarsi degli adulti e relazionarsi con loro.

Possono mascherare le loro emozioni con dimostrazioni di forza, resistenza e capacità di recupero.